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Geopolitica Europea

Virilità e Viralità della Democrazia

Il risultato è l’opinione pubblica che fagocita, a prescindere dal virus, secoli di dottrine politiche fatte di soleggiati avvenire e maxi televisori del Kaiser a causa del livore di una classe dirigente prostrata e disillusa capace solo di infondere sentimenti reazionari.

Veleggiare verso la decadenza dell’Avvenire.
È strano partecipare disarmati all’insorgere di un cataclisma e volerne essere osservatori.

Ci attraversano passioni contrastanti. L’indifferenza forzata e la paura incontrollata: la prima spinge a continuare come se niente fosse, la seconda a sorvegliare e punire ogni movimento vietato.

Viralità e isolamento un binomio globale soddisfacente, ma che nel recente passato non ha costituito la risposta.

Pandemie di analoga entità, come l’influenza russa del 1889 (che infettó una persona su due), o peggio, come la spagnola del 1918, che fece decine di milioni di morti, o l’asiatica del 1957, non hanno provocato nessun panico mondiale o locale. Ma, da un po’, l’Umanità si lascia scuotere da pericoli planetari associati ai nostri diversi eccessi.

Basti pensare alle crisi economiche o catastrofi naturali cicliche bei secoli. Basti pensare a Plinio il Vecchio che guardava tranquillamente sotto i cuscini la pioggia di lapilli sommergere Pompei.

Il virus globale non è solo un nemico: è un segno. Di cosa? Del fatto che la globalizzazione, mai vissuta con così tanta intensità della razza umana, deve ridurre le antiche angosce che la spingono a certezze invasive: padronanza degli altri con il potere politico, padronanza di oggetti e corpi con la tecnoscienza, controllo di tutto da parte della finanza.

Ciò che ci spaventa del Virus – l’incertezza sulla sua natura e il suo destino – è l’immagine di ciò che ci terrorizza nella nostra vita, e tanto più in quanto la società del controllo ci spinge a credere che può decidere e risolvere tutto al posto del nostro reciproco impegno.

Mi viene sempre in mente una frase che l’ha pronunciata qualcuno di sicuramente famoso, ma fu riportata da un mio professore dell’Università: “A vent’anni ti scopri Comunista, nei trenta diventi Socialdemocratico e superati i quaranta ti trasformi in Reazionario.”

Questo Virus ci ha presi nella nostra fase globale di ultra quarantenni maniaci della reazione e lestofanti della virilità che non è sempre un male; ma il troppo stroppia!

Il risultato è l’opinione pubblica che fagocita, a prescindere dal virus, secoli di dottrine politiche fatte di soleggiati avvenire e maxi televisori del Kaiser a causa del livore di una classe dirigente prostrata e disillusa capace solo di infondere sentimenti reazionari.

Foto Joshua Earle via unsplash.com

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.