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Geopolitica Europea

Frontiere di Carta: Crimea e Valle del Giordano

Mike Pompeo, segretario di Stato americano, vola a Gerusalemme in piena emergenza COVID per appoggiare l’annessione della valle del Giordano da parte di Israele. In questo clima ripercorriamo e compariamo con l’ultima annessione europea.

Nel 1954, il leader sovietico Krusciov regalò un importante pezzo di terra situato nel Mar Nero alla Repubblica sovietica di Ucraina. Parliamo della Crimea, una penisola grande quanto la Sicilia che il 16 marzo 2014 è stata annessa alla Russia.

Era stata mantenuta sotto la sovranità di Kiev anche dopo l’indipendenza, ma Vladimir Putin con un referendum maleodorante di illegittimità, si è riappropriato di ciò che a suo parere è sempre stata Russia.

Cartellone elettorale evocativo dell’appuntamento referendario del 16 marzo 2014.


L’annessione di questa penisola del Mar Nero avrebbe potuto aprire il vaso di pandora delle dozzine di Crimea sparse nel mondo.

Il moto di protesta globale per questa revisione delle frontiere si è però calmato con gli anni. Nessuno pensa più alla Crimea; dopo il referendum olandese che ha bocciato la sua candidatura a entrare nell’UE, nessuno pensa più nemmeno all’Ucraina.

Una nazione troppo divisa per essere Europa oppure Russia, tradita da Bruxelles che dopo averla sedotta l’ha abbandonata.

Parecchi Stati hanno sempre visto con poca simpatia i primati americani e la moralizzazione dell’Occidente.

La pace nel sistema revisionista anarchico di Putin era e resta comunque elusiva, perché tutto potrebbe diventare un pretesto per un’azione e qualsiasi percezione di essere aggrediti potrebbe legittimare una risposta.

L’aggressione alla Georgia in risposta alla secessione del Kosovo nel 2008 e l’annessione della Crimea come pretesto alla sottrazione del “satellite” Ucraina nel 2014 sono solo dei piccoli assaggi dell’ordine che non si differenzia molto da quello a stelle strisce.

Mike Pompeo, segretario di Stato americano, vola a Gerusalemme in piena emergenza COVID per appoggiare l’annessione della valle del Giordano da parte di Israele.
Dopo le annessione dell’alture del Golan sottratte alla Siria e quella Gerusalemme, l’aspetto dell’annessione della valle del Giordano è la conseguenza di questa strategia.

La soluzione dei Due Stati è un progetto morto da decenni. Lo Stato ebraico ha sempre perorato l’espansione da dopo gli accordi di Oslo.


La comunità internazionale è rimasta sempre immobile nonostante il limite si fosse sorpassato molte volte. Sappiamo che la decisione finale verrà presa a Washington e non a Tel Aviv e Pompeo non ha fatto altro che rassicurare i prossimi elettori che si recheranno alle urne il prossimo novembre.

Nel frattempo Joe Biden ci fa sapere che anche nel caso vincesse le elezioni confermerà l’ambasciata Usa con sede a Gerusalemme di Trumpiana volontà. Durante uno dei meeting della campagna presidenziale ha voluto precisare che all’epoca si oppose alla decisione definendola “miope e frivola” perchè non all’interno di un piano più articolato per la delicata zona geopolitica. Biden si impegnerà come gesto politico forte di riaprire il consolato americano a Gerusalemme Est, nella parte araba del città Santa.

Mal comune mezzo gaudio!

Foto Maarten van den Heuvel via unsplash.com

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.