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Geopolitica Europea

Ci risiamo. Il solito sistema di ricatto della Turchia verso Schengen

Ci risiamo. Il solito sistema di ricatto di Ankara verso Bruxelles: tempi disperati, misure disperate e i cittadini europei avranno il conto. Pagheranno per la guerra che la Turchia sta combattendo in Siria. Il muro di Assad e Putin contro Erdogan ha bisogno di essere sfondato e questa volta chiedere l’appoggio al suo intervento in terra siriana di quella parte del Vecchio Continente che ha paura della disperazione dell’umanità dovuta alla guerra è il migliore sostegno internazionale sulla piazza.

Ma questa volta Strasburgo e la nuova commissione europea potranno redimersi e espiare i peccati del 2015 quando rifuggirono dalle loro responsabilità concedendo alla Turchia prima di tutto soldi, 3 miliardi di euro; la libera circolazione all’interno dell’UE dei cittadini turchi e la resurrezione dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Tutto per non accogliere l’umanità in fuga dalla guerra.

In poche parole concessero alla Turchia di essere Europa.

Questa mossa, mista a ignoranza e opportunismo dei nostri governanti e dell’UE germanocentrica di quel tempo, cambiò le carte in tavole e considerò i turchi come rifugiati lasciando dall’altra parte della fortezza coloro che fuggivano dalla guerra.

Nel periodo della Guerra Fredda, la posizione geografica della Turchia costituiva un bastione strategico contro l’esercito sovietico. La NATO ,di cui Ankara è membro, ha fatto di questo Stato, sorto dalle rovine dell’Impero Ottomano, il terzo esercito numericamente più potente del mondo.

Dopo la sparizione dell’Impero del Male (Ronald Reagan docet), è venuto a mancare il presupposto di centralizzazione geopolitica che è ricomparso con l’ascesa del fondamentalismo islamico e lo scoppio delle primavere arabe. La crisi dei migranti è un ulteriore tassello di questa centralità geografica.

Assad e Putin da una parte e Erdogan e la Turchia dall’altra, ma l’Europa può scegliere per una volta di non parteggiare e di essere per una volta la barricata a tutto questo: accogliendo senza paura coloro che rifuggono dalla guerra e sanzionare pesantemente tutti coloro che la fomentano.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.