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Assassinare uno scienziato per uccidere l’Accordo con l’Iran

Un dossier sull’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh, il capo del programma nucleare iraniano.

Mohsen Fakhrizadeh, era un ex ufficiale delle Guardie della Rivoluzione; era il leader del progetto nucleare degli Ayatollah e girava con la scorta. Era un tipo diverso di bersaglio, molto più importante e protetto rispetto alle operazioni e agli altri omicidi che abbiamo visto in questi anni, come i ricercatori di medio livello uccisi in mezzo al traffico mentre erano al volante della propria auto.

L’omicidio di questo scienziato destabilizza la geopolitica del Medioriente e dell’Asia centrale. In questo articolo cerchiamo di rielaborare alcuni punti chiave per comprendere la vicenda dell’efferato gesto.

Partiamo dal thread di Trita Farsi fondatore del National Iranian American Council.

Riassumo e traduco:

1. Israele (il Mossad) ha assassinato numerosi scienziati iraniani in passato, ma non è mai stato capace di arrivare a Fakhrizadeh.

 

2. Gli iraniani dicono che è stato un attacco kamikaze, ma non lo sembra.

3. Se lo fosse, renderebbe molto poco probabile il coinvolgimento degli israeliani( ma forse è proprio per questo che l’Iran sostiene che sia stato un attacco suicida).

4. Tuttavia, Israele in passato si è già servita di un’organizzazione terroristica come il MEK, che non disdegna gli attacchi kamikaze.

5. Israele è il primo sospettato per ragioni ovvie: ha la capacità, la motivazione e lo ha già fatto in passato.

non e’ un attacco contro l’iran

6. Il punto interessante è questo:

Non è un attacco contro l’Iran, ma contro la diplomazia di Biden e la volontà di riprendere (per quanto possibile) la distensione dei rapporti USA – Iran iniziata da Obama e sconvolta dall’amministrazione Trump.

Israele in questa fase ha poche ragioni per astenersi dall’attaccare l’Iran. Se quest’ultimo reagisse, si andrebbe allo scontro USA – Iran che il premier Netanyauh ha sempre desiderato.

Gli attacchi servono a rendere più difficile per l’Iran tornare a fare accordi con le potenze Occidentali, se le stesse non condannano gli attacchi che la Repubblica Islamica subisce in patria. L’amministrazione Obama l’aveva fatto. Potrebbero essere probabili futuri attacchi  finchè Joe Biden non si affaccerà alla Casa Bianca. Anche se non fosse Donald Trump a incentivarli, non li ostacola apertamente e li accetta tacitamente.

Un punto di vista che trova il suo culmine nella CONDANNA che non avviene da parte delle altre potenze Occidentali. I giorni successivi all’attacco non trovano l’indignazione sperata e un successivo tweet disegna in maniera eloquente la situazione:

congetture sull’attentato

Dalle immagini si vede che qualcosa è saltato in aria – davanti all’auto di Fakhrizadeh – forse per bloccarne lo spostamento. Si vede anche che qualcuno ha sparato con precisione al guidatore. Si vede anche che qualcuno è stato ucciso fuori dall’auto con dei probabili colpi alla testa. É stato trascinato fuori?

Le foto sono dell’agenzia di Stato iraniana, è probabile che alcuni dettagli di questa imboscata non usciranno.

Quando si pensa alle operazioni dell’intelligence israeliana all’interno dell’Iran si deve pensare a un network di agenti che riescono a farsi passare per iraniani – e ci riescono perché sono iraniani.

Ci sono molti possibili serbatoi di reclutamento in Iran, a partire dalle minoranze come i curdi e gli azeri per esempio.  Infiltrare un gruppo di fuoco israeliano che individua il bersaglio, lo uccide e poi esce, il tutto facendosi passare per iraniano, sarebbe un incubo logistico. Quel network è sempre là. E’ residente.

b-52 e rassicurazioni agli alleati

Se si va indietro al 2 luglio di quest’anno, alla notizia dell’esplosione dentro il sito di Natanz usato per l’arricchimento dell’uranio, e al 7 agosto – uccisione del numero due di al – Qaida in strada a Teheran – è lecito supporre che si tratti dello stesso network. Più tutto quello che non sappiamo e di cui vediamo soltanto gli effetti in notizie minori, qui e là.

Tre giorni fa il livello di allerta dentro Israele per possibili rappresaglie “da parte dell’Iran e dei suoi alleati nella regione”, come in Siria e in Libano, è stato alzato. Non si sapeva la ragione specifica, adesso si capisce.

Sabato 21 novembre due B-52 americani sono decollati dagli Stati Uniti, hanno sorvolato il Golfo Persico e sono tornati indietro in circa una giornata di volo. E’ stata una missione per “rassicurare gli alleati”, come l’ha definita il CENTCOM americano, e per intimidire l’Iran. L’ultimo spostamento di B-52 nella regione era avvenuto dopo l’uccisione del generale Qassem Suleimani a gennaio.

la trama si infittisce

Queste sono le immagini che pubblica la pagina di instagram del settimanale britannico The Economist la settimana scorsa qualche giorno prima dell’attentato a Mohsen Fakhrizadeh:

L’evento è storico, ma il passaggio sottostante (segnalato in rosso) chiaramente identifica l’argomento: mettere in imbarazzo Biden e dare un avvertimento all’Iran.

Il resto è cronaca o forse storia…

Foto immagine copertina periodicodaily

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.