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Perchè senti in Etiopia, l’odore di Ruanda e Jugoslavia?

Il conflitto nella regione del Tigray potrebbe essere un grande focolaio di instabilità regionale. Sono tre i “fronti” che si potrebbe surriscaldare dando vita a una guerra regionale dalla portata indecifrabile.

Nel Corno d’Africa c’è un odore malsano. Un odore che sembra essere quello che si respirava in Ruanda nel 1994 e nella Jugoslavia degli anni Novanta. Il rumore delle armi, i massacri e gli sfollati nel Tigray, regione etiope ribelle contro il governo federale, sono avvisaglie di un serio conflitto etnico che potrebbe surriscaldare quel pezzo di Africa e allargarsi agli Stati vicini. Nel mezzo Aby Ahmed, premio Nobel in carica e primo ministro etiope, che muove guerra: la guerra del Premio Nobel per la Pace.

Chissà come ti senti quando ricevi un Nobel per la Pace. E’ qualcosa che ti congela l’anima. Un qualcosa che ti rende lo spirito extraterreno. Potrebbe essere simile a una beatificazione laica: un principio di Santità diplomatica. Chi ha l’onore di ricevere un simile premio sia esso una persona o un gruppo di persone riceve un ringraziamento dal Pianeta. Aby Ahmed è uno di questi. E’ il primo ministro etiope ed è stato insignito di questa importante onorificenza nel 2019: possiamo dire che è il premio Nobel per la Pace in carica. Il mondo lo ha ringraziato per aver concluso il conflitto durato venti anni con lo Stato confinante: l’Eritrea.

Nelle ultime settimane il suo paese però deve affrontare una grave crisi interna che ha portato a un nuovo conflitto: una sorta di guerra del premio Nobel per la Pace. Cerchiamo di capire quali possono essere le conseguenze e le motivazioni che hanno spinto Aby Ahmed a questo gesto.

il conflitto nel tigray

Il conflitto in Tigray, una regione dell’Etiopia, è portato avanti dal Fronte di liberazione del Tigray contro lo Stato federale etiope. E’ un movimento indipendentista per staccare la regione dall’Etiopia. Il Tigray è al confine con l’Eritrea ed è una regione altamente militarizzata per via dei decenni di guerra alle porte; L’Etiopia è uno Stato federale su base etnica, 10 regioni con altrettante etnie e il Tigray è il focolaio di un’epidemia di instabilità nel Corno d’Africa dovuta alla messa in discussione di un modello di sviluppo che ha conosciuto una crescita economica esponenziale.

Il Tigray, una delle dieci regioni dell’Etiopia al confine con l’Eritrea

Con l’arrivo al potere di Aby Ahmed nel 2018 l’elite tigrina della capitale ha spostato le fabbriche cinesi nell’odierna instabile regione, un elemento vitale dell’economia e dello sviluppo Tigray. Aby Ahmed non vuole lasciare andare il Tigray anche perchè sarebbe come mettere in discussione la costituzione. Sconfiggere i ribelli del fronte di liberazione è come ristabilire il trattato costituzionale dopo che era stato violato.

I tigrini sono ora oggetto di rappresaglie in tutto il paese e secondo il The Economist centinaia sono stati arrestati e coloro che servono nell’esercito disarmati.

Il conflitto che mette di fronte le forze federali etiopi e il fronte di liberazione del Tigray, una regione che costituisce il 6% dei 110 milioni di abitanti dell’Etiopia, ha molteplici risvolti internazionali anche perchè l’esercito di Addis Abeba ha già fatto intendere che non ci sarà misericodia. Ma bombardare una città come il capoluogo Mekelle mettendo a rischio la vita dei civili è un crimine di guerra.

la somalia

I primis per la Somalia: l’Etiopia ha più o meno 20 mila soldati in questo paese del Corno d’Africa: 5.000 dell’ONU per il mantenimento della pace e 15.000 sono indipendenti. Entrambi assicurano e garantiscono la stabilità nella regione. Diverse truppe sono rientrate per far fronte all’escalation nel paese e quelle di etnia tigrina sono state disarmate. Questo può portare a un situazione di destabilizzazione. Mogadiscio e il governo somalo si reggono sulle forze etiopi per mantenere viva la lotta contro le milizie islamiche di Al Shabaab. La loro defezione potrebbe essere fatale.

i rifugiati

Altro aspetto sono i rifugiati. In Africa orientale dal Sudan alla Tanzania ci sono 4 milioni e mezzo di rifugiati e 8 milioni di sfollati interni. I confini porosi e l’interrelazione tra un paese e l’altro pongono di fatto il Corno d’Africa come un’immensa zona senza frontiere. Potrebbe esserci un’escalation in Tigray e la situazione degli sfollati e dei rifugiati potrebbe affliggere anche altre zone come il Kenia e la Somalia. Notizie certe sono pervenute dal confinante Sudan che ha già accolto un cospicuo numero di profughi e militarizzato la zona di confine con circa 6.000 soldati. I racconti sono drammatici e preoccupanti come riportato dalla CNN soprattutto per la violenza dei combattimenti.

la crisi del federalismo etnico

Il terzo aspetto da tenere in considerazione è il modello di federalismo etnico che in Etiopia sta andando in crisi. Questo modello è presente anche in Somalia e in Kenia. Il prossimo anno ci saranno le elezioni in Somalia e fra due anni in Kenia dove il dibattito è già aperto sull’opportunità di mantenere questo modello di federalismo etnico.

Il conflitto si è già allargato perché i razzi sono caduti anche ad Asmara la capitale dell’Eritrea. Il secessionismo della regione etiope del Tigray non mette solo in crisi la federazione Etiopica perchè le sue rivendicazioni si riversano anche sui territori eritrei dando voce alle dimensioni etniche della contesa.

La guerra del Premio Nobel della Pace potrebbe far assomigliare questo premio a un onore piuttosto che a un onore.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.