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Geopolitica Europea

Polonia e Ungheria bloccano il Recovery Fund. Perchè?

A maggioranza vengono tolti i fondi del Bilancio UE ai paesi colpevoli di minare lo Stato Diritto. I principali accusati come rappresaglia mettono il veto all’approvazione. I paesi come l’Italia, tremano. Il Recovery Fund è bloccato. Cosa succederà ora?

 

Colpirne uno per educarne cento. Questa volta non vale. Varsavia e Budapest affilano le armi. Dopo la decisione presa a maggioranza sulla revoca dei finanziamenti del bilancio europeo 2021 – 2027 a chi sarà sottoposto a infrazione per “lesioni” allo Stato di diritto, i due principali accusati mettono il veto sul bilancio; vuol dire niente Recovery Fund per il momento.

I paesi del Club Med, in primis l’Italia, indebitati fino al midollo avevano la bava alla bocca solo al pensiero dei quattrini a fondo perduto. I due killer seriali della democrazia europea, Viktor Orban e il partito polacco PIS Legge e Giustizia, stanno trasformando la bava in conati di vomito.

Il veto è del tutto legittimo. L’ultima minaccia è arrivata da Cipro; voleva mettere il veto alle sanzioni alla Bielorussia per una questione di coerenza. Perchè alla Bielorussia sì e alla Turchia no che sta facendo molto di peggio in tema di Stato di diritto e soprattutto trivella dovunque per cercare il gas, minacciando la sovranità cipriota e greca.

Nicosia è tornata poi sui suoi passi e l’allarme è rientrato. Probabilmente rientrerà anche stavolta.

Mi sento di dire che, in tempi pandemici, l’Ungheria e la Polonia sono legittimati a farlo. I quattrini del Recovery Fund, chiamata così dai burocrati europei vogliosi di spendere in sussidi, pensioni e stipendi il malloppo perchè in realtà si chiama Next Generation EU Fund, fanno comodo soprattutto a loro.

La Pandemia come il Crollo del Comunismo

La sofferenza economica sarà peggiore nell’est piuttosto che nell’ovest. L’Europa orientale ha meglio contrastato la pandemia, ma questa recessione sarà brutta come quella della transizione dovuta al collasso del Comunismo.

Nei 5 anni seguenti il crollo del Muro di Berlino del 1989, il prodotto annuale degli ex paesi del blocco sovietico cadde per più del 40%.

I paesi dell’Est sono vulnerabili per tre ragioni: primo, le loro economie sono dipendenti dalle esportazioni, lasciandoli alla misericordia della domanda dei paesi esteri; la percentuale delle esportazione rispetto al PIL è del 96% per la Slovacchia e dell’85% per l’Ungheria mentre la Bulgaria si attesta al 67% e la Lettonia al 61%. Per un termine di paragone, la Spagna ha una fetta del 35%.

La seconda ragione è che i paesi europeo – orientali hanno meno capacità di finanziare piani di salvataggio economici nazionali. Non possono annunciare larghi deficit pubblici perchè gli investitori diventerebbero molto diffidenti nel finanziarli. Molti di loro hanno rapporti debito/PIL molto bassi ma con indici di affidabilità molto poveri.

L’Austria ha un debito pubblico tre volte la percentuale della Bulgaria, ma il suo rating per l’agenzia standard & poor’s è AA+ mentre l’ex paese comunista ha BBB.

In ultima analisi molti paesi a Est della Cortina di ferro fanno affidamento su settori duramente colpiti dalla pandemia come il turismo. La Croazia per esempio ha un 25% della ricchezza nazionale prodotto da quest’ultimo. La previsione annunciano una contrazione dell’11% del PIL nel 2020.

Invito a leggere un bellissimo saggio di John Maynard Keynes scritto nel 1919, Le conseguenze economiche della Pace. Il preludio della seconda guerra che nasce dall’ingiusta punizione imposta alla Germania dopo la fine della Guerra mondiale. Occhio a non ripetere la storia magari scrivendo le Conseguenze economiche di un veto.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.