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Geopolitica Europea

Il Lago Potabile sotto Berlino

Le megalopoli africane, Città del Messico, Las Vegas, Los Angeles oppure l’Andalucia amerebbero avere il problema di Berlino: troppa acqua.

Le megalopoli africane, Città del Messico, Las Vegas, Los Angeles oppure l’Andalucia amerebbero avere il problema di Berlino: troppa acqua. Nella valle del fiume Sprea, il livello freatico è cresciuto fino ad arrivare a circa 2 metri e mezzo dal livello del suolo.

Con la maggior parte delle cantine e seminterrati  berlinesi profondi tra i due e tre metri, questo significa umidità e muffa . Sono 200.000 Gli abitanti della capitale tedesca su un totale di 3,4 milioni ad essere maggiormente colpiti dal fenomeno.

Tra le due guerre mondiali Berlino era un magnete su larga scala per i popoli teutonici e la popolazione cittadina era più ampia che ai giorni nostri. Allora il livello delle falde acquifere cadde con l’afflusso di persone, fabbriche, birrerie e concerie.

Negli anni Trenta fu raggiunto il punto più basso in virtù dei progetti megalomani di Hitler che pompavano acqua in grosse quantità.

Dopo il 1945, con la fine della guerra e lo smantellamento delle maggiori industrie belliche il livello della falda acquifera sotto Berlino cominciò di nuovo a salire.

Scese nuovamente con la ripresa economica di Berlino Ovest degli anni Cinquanta, il Wirstchaftswunder (il miracolo economico) e con il largo consumo dato dai bassi costi d’approvvigionamento idrico della parte comunista di Berlino Est.

Ma nel 1990 arrivò l’unificazione. Gli Ossis, ex – berlinesi dell’est, incominciarono a conservare l’acqua visto il nuovo status di buoni e “verdi” tedeschi. Le industrie ritornarono, ma travestite da avvocati e tecnici sorseggianti cappuccino e non come fabbricatori di congegni che pompavano acqua.

Dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, il livello della falda acquifera è cresciuto di mezzo metro. Oggi minaccia gran parte dei luoghi turistici della capitale tedesca.

Potsdamer Platz, nei 28 anni del Muro inagibile, è stata ricostruita e riportata a nuovo splendore con delle “dighe” all’altezza dei garage per arginare la falda.

Il Bundesrat, la camera alta del parlamento tedesco, ha dovuto pompare l’acqua dal seminterrato più volte a considerevoli costi.

“I berlinesi  adesso usano circa 200 milioni di metri cubi d’acqua, mentre dovrebbero consumarli almeno 300” – sostiene Manfred Schafhauser, un geologo che ha pubblicato studi approfonditi sul fenomeno per la locale camera di commercio.

Questi extra 100 milioni di metri cubi che solleverebbero la capitale tedesca dalla sua muffa e umidità sono l’equivalente dei due più grandi laghi di Berlino messi insieme.

Poche soluzioni al problema se non consumare maggiormente la preziosa risorsa nel puro spirito anti – green economy. Ecco perché a Berlino l’acqua in bottiglia costa cara. Devi bere dal rubinetto per salvare la città.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.