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Geopolitica Europea

Globalisti travestiti da Sovranisti: Polonia 2020

“Keep England White” recitava uno slogan sostenuto da Winston Churchill nel 1955. Un ragionevole dubbio per quei paesi europei che si affacciavano sulla scena del boom economico con una penuria di manodopera motore portante della pressante richiesta di immigrazione per sopperire a tale mancanza.

Un dubbio che colpì anche la Germania di Willy Brandt, socialdemocratico e molto amato primo ministro tedesco, che dovette difendersi dopo un decennio di politiche di apertura forieri di due milioni di ingressi permanenti.
“Irresponsabile, inumano e totalmente antieconomico” sarebbe stato un rimpatrio forzato, chiosava Brandt.

In Britannia i 15.000 arrivi caraibici del 1954 annui furono la partenza per poi avere i due milioni di polacchi del primo decennio del 2000. “Prima o poi se ne andranno”, “per ora ci servono poi vedremo”, la logica politica dell’apertura e senza troppa lungimiranza veniva così guidato il sistema dell’immigrazione.

I polacchi ora sono dall’altra parte delle barricata, sono al punto del “Keep England White” di Churchill. Da terra di emigrazioni sta diventando in pochi anni terra di immigrazione ad un passo senza precedenti e unico in Europa. A 26.000 tra indiani, bengalesi e pakistani gli è stato assicurato il visto nell’ultimo anno su un totale della popolazione di 38 milioni di abitanti. I 16.000 caraibici della prima ora erano diluiti in 52 milioni di britannici.

Non considerando i 2 milioni di ucraini già presenti, la Polonia è leader d’ingressi e con la stessa serendipità delle vecchie glorie europee alterna slogan di chiusura e una legislazione tre le più aperte d’Europa.

Cronache di Rumorosi populisti in tranquilli globalisti…

Foto by imged.pl

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.