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Stati Uniti: Cambiamento, Restaurazione o Trumpismo senza Trump?

Nessuna scusa per Joe Biden. Dopo aver conquistato il Senato deve tracciare una traiettoria. Vediamo quale potrebbe essere.

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Il primo post dell’anno lo dedichiamo all’insediamento del nuovo presidente americano. Non darò buoni auspici, ma analisi centellinate.

Il 20 gennaio si insedierà Joseph Biden, 78 anni, al Congresso da quando infuriava la guerra del Vietnam. Più vicino come carriera politica al presidente Calvin Coolidge che ai tempi moderni. Nonno Joe è il centro di gravità della decenza, ma basterà questo per affermare che siamo di fronte al cambiamento? Forse è meglio parlare di Restaurazione? O forse ci troviamo di fronte a un Trumpismo senza Trump?

Joe Biden, 78 anni, nessuna rottamazione o scatolette di tonno solo il virus della decenza.

Il Trumpismo si inscrive in una rivolta populista mondiale contro le élite politiche, economiche e culturali. In particolare da parte di chi ha visto la propria vita sconvolta dalla globalizzazione e dalla deindustrializzazione. Come osserva John Judis nel suo saggio sull’esplosione del populismo, quello di destra tende a prosperare quando i partiti maggioritari ignorano o minimizzano i veri problemi. I democratici hanno dunque una schiacciante responsabilità nella nascita del Trumpismo e nel suo consolidarsi.

clinton, Nafta e Cina
Globalization Man alias Wlliam “Bill” Clinton

Il sostegno di William Clinton all’accordo di libero scambio nordamericano (Nafta), entrato in vigore il 1° gennaio 1994, e le pressioni esercitate dall’ex presidente per favorire l’adesione della Cina all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) hanno portato un duro colpo al mercato del lavoro statunitense. Secondo una stima dell’Economic Policy Institute, l’ingresso di Pechino nell’Omc sarebbe costata 2, milioni di posti di lavoro nell’industria manifatturiera degli Stati Uniti.

Nemmeno Barack Obama si è dato davvero da fare per mostrare che il Partito democratico si occupava del destino delle classi popolari. Ha scelto come segretario del Tesoro Timothy Geithner, vicino a Wall street; non ha voluto perseguire i banchieri responsabili della crisi del 2008 e non ha saputo proteggere i milioni di statunitensi che al tempo hanno perso casa e pensione.

Il Toro di Wall Street. Timothy Geithner con l’ex Presidente Obama
frenesia liberoscambista

Quattro anni fa, i democratici hanno pagato cara la frenesia liberoscambista. Secondo uno studio di David Autor, economista del Massachusetts Institute of Technology (Mit), le perdite di posti di lavoro legate allo sviluppo del commercio cinese potrebbero aver fornito a Trump la chiave del successo in Pennsylvania, decisivo nella sua vittoria del 2016.

Il partito democratico, storicamente considerato il “Partito dei lavoratori”, sperimenta da tempo un’erosione del sostegno delle classi popolari. In particolare fra chi si dichiara “bianco”. Una tendenza confermatisi nel 2020. Secondo i primi exit poll, Trump avrebbe raccolto i voti del 64% degli elettori bianchi non laureati (contro i 3% per Biden). Sarebbe inoltre popolare fra i cristiani evangelici (l’81% dei voti) e gli abitanti delle aree rurali (il 65%).

Le contee più povere del paese, dove i conservatori avevano iniziato a radicarsi nel 2000, sono ormai le più inclini a votare repubblicano. Mentre quarantaquattro della cinquanta contee fra le più abbienti – e tutte le dieci più ricche – scelgono i democratici in modo massiccio. Questa inversione del rapporto fra classe sociale e preferenze politiche offre un terreno facile al risorgere del trumpismo senza Trump.

cambiamento radicale o restaurazione?

In assenza di un cambiamento radicale in casa democratica, i più poveri potrebbero continuare ad affidarsi ai repubblicani, i quali dispongono di una lista di capri espiatori per spiegare i loro problemi: gli immigrati, i neri, gli stranieri, le èlite… un protrarsi di un Trumpismo senza Trump.

E’ un compito arduo quello della politica interna per Sleepy Joe. Qualcosa che si ispiri al cambiamento coinvolgendo la fetta storica degli elettori democratici. Avrebbe bisogno di un New Deal di Franklin Delano Roosevelt che traghettò fuori dalla crisi del ’29 i lavoratori a basso reddito, i disoccupati e le piccole imprese degli Stati Uniti. Adottare questa linea però senza leggere Furore (the Grapes of Wrath) il grande libro di John Steinbeck altrimenti tutto sarebbe vano perchè il modello economico degli Stati Uniti sarebbe sbagliato. Ma quest’ultima è un’altra storia.

Fonte principale oltre agli autori citati: Le Monde Diplomatique versione cartacea dicembre 2020

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Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.