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Lenin e Hillquit: Due Visioni per Due Sinistre Europee

Negli ultimi anni è successa una cosa singolare: molti cittadini di sinistra sono stati spinti a pensare che le frontiere aperte siano nocive per la classe operaia. Questo dibattito non è nuovo. Lo spiegano Morris Hillquit, fondatore del Partito socialista d’America e Vladimir Lenin, leader della Rivoluzione russa.

“Proletari di tutti i Paesi. Unitevi!” queste parole di Carlo Marx sono state riprese anche dall’italiano Palmiro Togliatti, lavoratore in via delle Botteghe oscure e segretario del più grande partito comunista Occidentale, che nel secondo dopoguerra cambiò “di tutti i paesi” con “di tutto il Mondo”.

Questa frase del filosofo tedesco è una delle più famose del Pianeta e ha travalicato i confini rendendo nel pensiero politico cosiddetto di Sinistra, il lavoratore uguale senza distinzione di patria, perchè la patria sembrava essere, sempre nel pensiero politico di Marx, il Comunismo.

Nel mondo odierno possiamo cavalcare questo importante slogan, ma pochi lo capirebbero e ne apprezzerebbero il senso; negli ultimi anni è successa infatti una cosa singolare: molti cittadini di sinistra sono stati spinti a pensare che le frontiere aperte siano nocive per la classe operaia.

A sostegno della summenzionata tesi possiamo citare il leader politico di un partito di estrema sinistra in ascesa come La France Insoumise, Jean – Luc Mélenchon, che nel 2016 ha dichiarato “che ogni volta che uno di questi arriva ruba il pane ai lavoratori che si trovano sul posto”.

Ha in seguito ritrattato, ma altre sue frasi meno pungenti hanno spesso collocato la sua idea di sinistra nel novero del pensiero ostile all’apertura delle frontiere.

Questo dibattito però non è nuovo. Nel 1907, Morris Hillquit, il fondatore del Partito socialista d’America, presentò una risoluzione per porre fine “all’importazione deliberata di manodopera straniera a basso costo” sostenendo che “i migranti costituivano senza esserne consapevoli un giacimento di crumiri.”

Quest’idea venne criticata acutamente da Lenin nel 1915 con queste parole:

Pensiamo che non si possa essere internazionalisti e allo stesso tempo favorevoli a tali restrizioni … Simili socialisti sono in realtà sciovinisti.”

In un articolo datato 29 ottobre 1913, Lenin aveva fornito il contesto di questo dibattito:

Non c’è dubbio che solo l’estrema povertà costringe gli uomini ad abbandonare la patria e che i capitalisti sfruttano nella maniera più disonesta gli operai immigrati. Ma solo i reazionari possono chiudere gli occhi sul significato progressivo di questa migrazione moderna di popoli (…) Il capitalismo trascina le masse lavoratrici di tutto il mondo (…) distruggendo le barriere e i pregiudizi nazionali, unendo gli operai di tutti i paesi.

Per Lenin le barriere che ostacolano la libera circolazione delle persone e delle merci sono una risposta reazionaria al capitalismo.

Tra questi due dibattiti si inseriscono le possibili sinistre europee che ambiscono a ottenere il consenso delle masse cavalcando la modernità di questi due leader dei primi del Novecento.

La sensibilità dell’argomento costituisce un magma infuocato per entrambe le componenti e pertanto La France Insoumise, lo stesso Partito laburista britannico di Jeremy Corbyn nel Regno Unito, alle prese con l’Affaire Brexit, e le sinistre dei paesi a est dell’ex cortina di Ferro non appartengono in toto alle parole di Hillquit, ma potrebbero costituire per gradi diversi un nazionalismo di sinistra a geometria variabile.

Diverso è il discorso per i #LetThemin che a vario titolo soggiaciono sentimenti più vicini al dibattito di Lenin e dunque più avversi alle barriere e più inclini alla libertà di circolazione; possiamo scorgere nel panorama le idee di DiEm 25, che hanno come leader l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, che rifiutano di distinguere tra i migranti economici e rifugiati e chiedono all’Europa di lasciarli entrare tutti. Della stessa stirpe sono Generation (Francia) Democratie in Europa (Germania), Der Wandel (il Cambiamento  – Austria), Razem (Insieme – Polonia) e altri ancora.

Più metodici seppur favorevoli all’apertura delle frontiere i partiti nazionali che appartengono al gruppo dell’Europarlamento del Partito Socialista Europeo (PSE). Il pensiero comune viene espresso brevemente dalle parole del loro leader e candidato alla presidenza della Commissione Europea, Frans Timmermans:

Siamo solo il 7% della popolazione globale, ma l’Europa ha qualcosa da dare al mondo: libertà, solidarietà, modernità e apertura.

Qualcosa vi ho detto. Se vi considerate di sinistra potete informarvi meglio e farvi un’idea se scegliere Hillquit o Lenin, ovviamente solo sulla questione dei migranti.

Stay tuned…

Photo credit by https://www.gbposters.com/pink-floyd-wish-you-were-here-album

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.