Categorie
Approfondimenti Mensili Elezioni Europee 2019

La Provincia al Voto nella Periferia dell’Impero Europeo

La cosiddetta Provincia: Grosseto. Il campo di via Austria appena di fronte ai grattacieli popolari di via Grecia: calcio e popolo costituivano un magma vivo in questa periferia dove tutti eravamo una minoranza.

Il campo di via Austria appena di fronte ai grattacieli popolari di via Grecia poteva avere un pubblico potenziale di 400 spettatori ovviamente non paganti; la tetra magnificenza delle tre torri poteva essere visibile quasi da ogni tetto della città: calcio e popolo costituivano un magma vivo in questa periferia dove tutti eravamo una minoranza.

Il campo di Via Austria con i grattacieli popolari di via Grecia a Grosseto

Anche la città di cui descrivo le gesta architettoniche e sociali era una minoranza all’interno della penisola; Grosseto infatti era l’unico capoluogo di provincia del centro – nord Italia (o forse dell’intero paese) ad essere distante più di 100 chilometri da un’autostrada.

Il quartiere Pace, dove sono nato e dove erano locati il campetto e gli edifici in stile socialismo reale era una minoranza all’interno di una minoranza; una sorta di sottoinsieme mal congegnato che intendeva frapporre la necessità di alloggio con la socialità di una città al di fuori delle rotte del primo mondo.

La caserma, l’ansaldo, le numerose scuole, gli edifici comunali e provinciali, l’ospedale e l’aeroporto militare costituivano il bacino dello Stato e la sua presa sul territorio in parallelismo con aziende di modeste dimensioni che occupavano la parte a nord denominata dalla zona industriale.

Il turismo e i consumi rendevano meno periferico il modo di vivere conciliando il malessere del figlio del Dio minore con la salvaguardia del mondo capitalista fatta di oggetti benpensanti che stimolavano la parità con il resto della nazione più sviluppato.

In quel periodo, Grosseto era un microcosmo dove l’isolamento attecchiva e piaceva perchè incubatore di una particolarità assai nota nell’Italia dell’epoca: la fiera provincialità.

L’entrata dell’Euro con tutti i suoi conti e soprattutto l’inclusione della Cina nell’organizzazione del commercio mondiale agli inizi del secondo millennio, ha deflagrato un’epidemia, ancora in corso, di esterofobia e di malsano provincialismo che ha decapitato le chance di emersione di queste terre.

Non torno di frequente a Grosseto e ogni volta che lo faccio, ahimé, non rimpiango di esserne venuto via malgrado comprendo la banalità del Bene di vivere in quella terra tanto bella quanto poco valorizzata.

La cosiddetta Provincia che va al voto è un pò come la realtà della città dove sono nato: Grosseto appunto. Un misto tra riscatto e unicità con la spada di Damocle dell’abbandono di uno Stato irriverente verso queste entità che furono motore della nazione finanche del continente.

Forse l’Europa è troppo grande per essere apprezzata come elemento determinante di sviluppo così è meglio considerala come il freno; come la nuvola che copre il sole sulla nazione; come una nebbia fitta sull’orizzonte dell’avvenire.

Le forze malvagie contro l’idea di Europa hanno ampio gioco su questa considerazione perchè l’oggettività della rinascita della provincia non può essere descritta, declinata e nemmeno cavalcata in quanto troppo complessa. La vera sfida del politico nazionale passa attraverso la valorizzazione delle piccole cose a partire dal gradino più basso come vuole il principio di Sussidiarietà sancito dai Trattati dell’Unione Europea.

L’istituzione continentale come la Costituzione italiana ha degli ottimi presupposti che mettendo la politica in grado di operare a favore dei cittadini. La sfida è proprio questa e non nel cambiamento delle regole (che sono uguali per tutti gli Stati), ma nella capacità di guidare il cambiamento e il rinnovamento all’interno di esse.

Chi percorre la strada della persecuzione delle minoranze siano esse periferie o popoli non comprende la complessità della questione di essere provincia; di essere cioè qualcosa di estremamente vulnerabile e manipolabile, ma ricco di risorse che tradotto in termini elettorali vuol dire VOTI. L’autostrada per intenderci, continua a essere distante sempre 100 chilometri nonostante l’Unione Europea.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.