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ITALIANI! Lo chiamavano Draghi, ma non ditelo ai Greci

Un articolo irriverente, ma rispettoso, sul personaggio politico del momento. I pro e i contro del sostegno al professor Mario Draghi.

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L’organo monolitico del Capitalismo terracqueo, Financial Times ci fa sapere che Mario Draghi è l’uomo giusto. Si è definito liberal socialista. Avrei preferito un socialismo libertario alla Max Stirner ma non si può avere tutto e poi non ci possiamo fossilizzare sulle parole. Marione Draghi che se lo scrivo con il T9 viene “marpione” Draghi ha dato prova della sua umiltà e ricca ironia quando con il Quantitive Easing annunciato nel 2012 con tre parole: “whatever it takes” ha cambiato le regole del gioco.

Bella…Bellissima!
LO CHIAMAVANO DRAGHI

L’ex Presidente della Banca Centrale Europea è l’italiano che più ha influito nella storia d’Italia senza mai sedersi negli scranni del parlamento.

La storia della politica italiana è sempre stata propagata dalla politica monetaria. Anche la Lira a quota 90, cruccio del Fascismo vedeva l’ossessione della quotazione della valuta a novanta lire per una sterlina. Nel secondo dopoguerra, la spesa corrente è stata la libagione del popolo della Penisola. L’espansione monetaria e la valuta debole sono state le sue sementa. 

La Lira italiana ha subito 8 svalutazioni dalla fine degli Accordi di Bretton Woods (fine del sistema Dollar Exchange Standard nel 1973) al momento della sua entrata nell’ Euro del 1999. Questo ha favorito soprattutto le esportazioni. Le chiamavano le svalutazioni competitive.

L’intervento dello Stato nell’economia è stato operato con l’acquisto dei titoli da parte della Banca d’Italia che stampando moneta poteva comprarli per diventare così obbligazionista principale della spesa pubblica. Le Pensioni e la marea dei dipendenti pubblici per creare consenso sono anche frutto delle politiche monetarie della Banca d’Italia.

Mario Draghi: Faremo tutto il necessario …

L’entrata dell’Euro non ha più permesso questo. Il ferreo controllo monetario della BCE esercitato prima da Wim Duisemberg e poi da Jean Claude Trichet si smorza con Mario Draghi che dal 2011 ha apparentemente allentato la morsa restrittiva della politica monetaria europea.

Un esempio su tutti l’aggiramento dello statuto della BCE che vieta l’acquisto dei titoli pubblici dei paesi membri sul mercato primario (ossia non possono avvenire direttamente) ma non pone vincoli di acquisto nel secondario. L’arma usata da Draghi per sedare le speculazioni contro il debito sovrano.

Il Quantitative Easing (QE), l’immissione di nuova moneta nell’economiaaveva l’obbiettivo di essere quel meccanismo di difesa contro le speculazione e a favore di una politica monetaria in grado di supportare il complesso welfare degli Stati ponendosi nell’ottica di rafforzare anche le banche nazionali dei cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna).

Mario Draghi ha ridato un pò di sovranità monetaria europea ed è stato più Mediterraneo che tedesco. Probabilmente nell’ombra ha salvato l’Italia più di ogni altro leader politico. Il Capitale orrendo ma necessario, un padrone Machiavelliano.

…. NON DITELO AI GRECI

Come farai a convincerlo? Gli farò una proposta che non potrà rifiutare. Sembra che Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), il 4 febbraio del 2015 abbia detto queste parole prima di incontrare gli emissari di Syriza e il ministro delle Finanze Varoufakis dello Stato debitore Grecia.

Dieci giorni erano passati dalla vittoria delle elezioni e nonostante il capo dell’economia greca abbiano giudicato il colloquio con il suo acerrimo nemico “fruttuoso” , in natura esistano frutti dolci e amari.

Decisamente della seconda specie fu quello servito dal consiglio governativo della BCE. Il dispositivo che divenne operativo l’11 febbraio di quell’anno fu un chiaro messaggio al nuovo governo greco.

Un palazzo altissimo … sovrasta l’Europa

Quando le banche demandano i prestiti alla BCE devono presentare idonee garanzie. Il risultato della decisione del direttivo di Francoforte proibii alle banche elleniche di presentare come garanzia l’acquisto dei bond emessi dal governo greco. Tradotto in parole spicciole, non avrebbero permesso più che le banche nazionali finanziassero lo Stato greco.

La possibilità data alle banche greche di tenere in vita lo Stato nazionale fino a quel momento, nonostante i titoli greci fossero considerati “spazzatura”, era stata concessa dalla BCE come una sorta di complicità con l’addomesticato governo greco di Papandreu prima e di Samaras poi.

Il governo Syriza era antipatico, ostico e poco incline ai compromessi. Doveva essere abbattuto oppure ricattato anche al costo di trascinare con se tutti gli Dei dell’Olimpo.

Il dispositivo contro i titoli di Stato ellenici era il primo proiettile, ma non bastò. La BCE presentò poco dopo un’altra offerta.

Già provate da anni di crisi, le banche greche stavano subendo il fuggi fuggi generale di conti correnti dovuto all’ipotesi che si era rivelata tesi della presa del potere da parte del partito della sinistra estrema Syriza.

L’incertezza causata dalle elezioni e dal cambio di governo  aveva propiziato una grande fuoriuscita di depositi di 4,4 miliardi a dicembre 2014 e più del doppio nel gennaio 2015.

A breve le banche greche avrebbero bisogno di liquidità e diventò fondamentale accedere al programma Emergency Liquidity Assistance (ELA). Questa forma di assistenza agli istituti finanziari nazionali veniva concessa dalla BCE sulla base della richiesta inoltrata dalle banche centrali di ogni singolo paese.

La BCE dopo un’attenta analisi delle condizioni economiche e politiche pteva o non poteva dare il benestare all’aiuto. Non fu difficile indovinare cosa decise la Banca Centrale Europea.

Due precedenti che entrambi avrebbero dovuto preoccupare Varoufakis, Tsipras e la cricca governativa. Nel 2013 la BCE annunciava che avrebbe stoppato l’estensione dell’ELA alle banche cipriote a meno che il governo di Cipro fosse entrato nel programma di salvataggio per garantire la sua solvenza.

La misura forzò in maniera determinante il governo di Nicosia ad acconsentire al controverso programma di salvataggio. Anche l’Irlanda cedette al ricatto nel 2010 con le stesse condizioni dei ciprioti.

I figli della Troika greci non potevano abbandonare la famiglia. Sarebbe stato un affronto e un cattivo esempio. La Commissione Europea e il Fondo Monetario mandarono il sicario BCE a fare la migliore offerta.

Fu difficile rifiutare. Tsipras & co erano avvertiti. Nel frattempo, 5 banche greche furono declassate dalle maggiori agenzie di rating e lo spread ellenico volò a più di 1.000 punti piazzando un tasso sui titoli decennali al 9,50%.

I primi proiettili andarono a segno…

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Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.