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Una Nave di nome Adrian Darya per capire la Brexit

Boris Johnson deve tenere a mente le parole di Vladimiro Lenin, “Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata.” Oppure quelle di Shakespeare: “UE o USA? Questo è il dilemma.” A pochi giorni dalla Brexit, il caso di una nave sonda il terreno per la politica estera futura di Londra.

Il Mediterraneo, come abbiamo più volte discusso nei post, è un mare britannico. La leggenda professa un Mare di Mezzo con le sue Colonne d’Ercole che fungono da messaggio implicito della fine del Mondo “conosciuto” e viceversa l’inizio di quello “conosciuto” per tutti i Demoni e i Santi che hanno l’ardire di transitare all’interno della leggendaria porta o altresì fuggire dalle sue acque.

L’accesso al Mediterraneo, al giorno d’oggi, è regolato da due stretti: uno naturale e uno artificiale. Il primo è controllato dai britannici. Il secondo è stato costruito dai britannici. Gibilterra e Suez costituiscono una sorta di biglietto da visita della dominazione di Sua Maestà sul bacino Mediterraneo.

È utile riportare un caso singolare e demoniaco successo in questa estate pre-Brexit proprio sulla confluenza con l’Oceano Atlantico.

Una petroliera iraniana, tale Grace 1, è stata bloccata il 4 luglio sul molo di Gibilterra dalle autorità del Regno Unito con l’accusa di portare petrolio alle raffinerie siriane che sono oggetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea.

Nello stretto di Gibilterra navigano circa 120.000 navi ogni anno: in media trecento ogni giorno. La Grace 1 però è particolare, perché sul suo ponte si giocava una partita geopolitica di notevole livello.

L’equipaggio dichiara di far rotta verso la Grecia, mentre per gli americani, che avevano subito l’abbattimento di un drone il 20 giugno scorso da parte degli iraniani, fa rotta verso la Siria. La CIA informa i marines britannici e così, facendo appello alla giurisdizione UE, la nave finisce sotto sequestro per accertamenti fino al 18 di agosto, quando viene rilasciata con un altro nome, Adrian Darya, dietro l’assicurazione che andasse realmente in Grecia.

Gli americani si sentono scavalcati e così una corte di Washigton DC emette un’ordinanza di sequestro perché la nave, seppur rinominata, appartiene sempre alle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran, che sono per la legge statunitense un gruppo terroristico.

La mela però cade lontano dall’albero: infatti per l’Unione Europea le Guardie Rivoluzionarie non sono un gruppo terroristico, quindi la nave può tranquillamente riprendere il largo e l’appello alla sua giurisdizione, questa volta, non può essere accolto.

Il clima più disteso dell’Unione Europea verso l’Iran, complice l’accordo sul nucleare promosso da Obama, procede in direzione opposta alla stretta sanzionatoria del successore di Barack, Donald Trump, che vede Teheran ancora come una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense.

In questo caso è necessario scegliere considerando la politica estera disallineata tra i due maggiori partner di Londra. UE o USA? Questo è il dilemma.

Boris Johnson deve tenere a mente le parole di un russo, Vladimiro Lenin, molto legato a Londra considerando il pensiero del suo ispiratore, Carlo Marx, che trovò accoglienza sulle sponde del Tamigi:

Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata.

Ed è una posizione, per i britannici, molto scomoda…

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.