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Geopolitica Europea

Il Buio dell’Elettricità Sovietica

Lettonia, Estonia e Lituania intrappolate nel sogno tecnologico bolscevico rischiano di rimanere nell’oscurità. Un campo di battaglia dal sapore Novecentesco è il terreno di uno scontro geopolitico tra l’Europa e l’America da una parte e la Russia e la Bielorussia da un’altra.

Secondo la leggenda, c’era una finestra del Cremlino presso cui si teneva sempre la luce accesa perché chi passava sulla Piazza Rossa doveva capire che Stalin era sempre a lavoro.

L’energia elettrica è stata una delle colonne portanti della Rivoluzione bolscevica. L’aver portato dovunque questo simbolo predestinato del progresso ha dato lustro ai dirigenti sovietici.

Circa un secolo più tardi l’elettrificazione dell’URSS inizia a dare segni di regresso. La necessità di una “tabula rasa elettrificata” per dirla come la canzone del CSI diventa un aspetto del futuro non più rimandabile.

Le repubbliche socialiste sovietiche erano tutte connesse con Mosca e così sono rimaste anche dopo la fine della loro Unione. Ma è tempo di cambiamenti.

gli stati baltici e la battaglia per la luce

I tecnici di Estonia, Lettonia e Lituania si stanno preparando per il grande salto dal blocco sovietico verso l’Unione Europeo. Per farlo devono cambiare le frequenze delle griglie elettriche.

Tecnicamente non sono al corrente di come funziona, ma geopoliticamente la partita è molto rischiosa. Le tre repubbliche baltiche sono molto ricattabili perchè per il cambio di sincronizzazione dalla IPS/UPS alla Continental Synchronous Area occorre tempo.

Questo storico cambiamento è parte di una battaglia tra la democratica Europa contro l’autocratica Russia e Bielorussia.

Il sistema al momento è controllato da Mosca. Taavi Veskimagi, patron di Elerging, un fornitore di elettricità estone afferma che un eventuale blackout di tre giorni costerebbe agli Stati baltici 2,3 miliardi di euro.

Il Cremlino non ha mai minacciato di lasciare al buio i tre paesi. Occasionalmente però ha tagliato le forniture di idrocarburi giusto per far capire agli europei orientali chi è che comanda.

Potrebbe aggiungere al repertorio della “strategia di coercizione” anche le griglie elettriche sovietiche. I russi, previdenti, stanno lavorando affinché possano lasciare al buio gli Stati baltici e non la Bielorussia. Anche l’enclave russa mega militarizzata di Kaliningrad, stretta tra la Polonia e la Lituania, potrebbe essere l’unica a rimanere con la luce mentre a est veglierà l’oscurità.

Lo scontro potrebbe inasprirsi allorchè l’Europa foraggerà il progetto per tre quarti, mentre l’altro quarto sarà dato dagli Stati uniti.

Il ministero dell’energia e della difesa a stelle e strisce come anche la CIA stanno provvedendo a soldi, esperti e saggezza.

La campagna pro Cremlino per rimanere nell’orbita di Mosca sollevando il popolo baltico contro la riconfigurazione ha fallito.

Il cambio è previsto non prima del 2025. Chissà se ci sarà ancora spazio per il sogno tecnologico bolscevico e soprattutto quanti blackout chi saranno a Vilnus, Tallin e Riga?

Foto cdi Mehrnaz Taghavishavazi dvia unsplash

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.