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Geopolitica Europea

Il Benessere dello Stato Asociale

La pandemia sta minando il presunto successo europeo: la riduzione delle disuguaglianze. Un racconto di come in futuro saremo tutti ancor meno uguali.

Per decenni, l’Europa si è vantata del suo Welfare State che ha saputo mantenere relativamente bassa la diseguaglianza sociale. La recessione dovuta al COVID – 19 minaccia questo presunto successo in tre modi:

Primo, ha colpito duramente i lavoratori mal pagati piuttosto che quelli ben pagati;

Secondo, il lockdown ha creato nuove forme di disuguaglianza. Alcuni settori sono rimasti aperti mentre altri chiusi, e alcune persone hanno lavorato da casa mentre altre non hanno potuto;

Terzo, la severità della recessione ha rivelato notevoli buchi all’interno del sistema di Stato sociale europeo.

Quantificare la disuguaglianza è difficile, ma l’Europa risulta essere relativamente egalitaria. Una metrica è il coefficente Gini che misura da o, uguaglianza perfetta, a 1, disuguaglianza perfetta.

Per reddito al netto delle tasse e dei trasferimenti nel 2017, il coefficente Gini all’interno dell’Unione Europea era circa 0,30. In America circa il 0,39, mentre nei paesi asiatici come il Giappone o Corea del Sud era più o meno nel mezzo ai due precedenti.

Il segreto del presunto “successo” del modello europeo è racchiuso non tanto nella Redistribuzione e ancor meno nella Tassazione, che come ci spiegava Marx è la migliore modalità per abbattere il Capitalismo, ma bensì sulla Predistribuzione.

La Forza insomma è data dagli investimenti nell’educazione, il sistema sanitario universale e le regole del mercato del lavoro che comprimono i gradini della scala reddituale.

I nordici sono i più egualitari. I paesi europei occidentali come la Francia e meridionali come l’Italia si affidano molto alla redistribuzione. In Europa dell’Est prediligono il doppio binario, un pò predistribuzione e un pò redistribuzione, un sistema con meno risorse che si traduce in un livello maggiore di disparità sociali.

Tuttavia, i tre quarti delle disuguaglianze europee, misurate a un livello continentale, sono causate da differenze all’interno dei singoli Stati. Il margine di reddito tra Milano e la Sicilia è molto più importante che tra Milano e Parigi.

Ma questo potrebbe cambiare. La recessione per la pandemia ha aperto una frattura tra i paesi e tra la loro capacità di reggere a livello fiscale l’emergere delle disuguaglianze. L’intervento del governo tedesco ammonta al 10% del PIL teutonico. L’Italia e la Spagna intervengono molto meno perchè costrette dal loro fardello del debito. L’Ungheria ha appena aumentato la spesa. La Polonia ha preferito aiutare le imprese piuttosto che i lavoratori e i disoccupati.

Come avevo argomentato nei post precedenti alcuni economisti hanno analizzato che le pandemie come le guerre erodono la capacità dei ricchi a favore delle masse. Una recente pandemica relazione di alcuni economisti del Fondo Monetario Internazionale hanno invece certificato che per le epidemie questo non vale: le grandi nei passati secoli hanno aumentato le disuguaglianze.

Insomma c’è confusione ma resta il fatto che il tecnico del suono olandese, Elsjan von Wipper che riceve dal suo governo mille euro per un mese perchè è un freelance (in Italia partita IVA) non consiglierà ai più giovani di fare quel mestiere.
Il COVID a prescindere dalla recessione impatta sulla vita reale privandola dell’immaginazione rendendola asociale.

Sasha Freemind via unsplash

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.