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Tutto il potere ai Social?

Immaginate la rivoluzione d’Ottobre al tempo dei Social. Sarebbe stata più repentina oppure sarebbe stata insabbiata? Si può fare una rivoluzione e governare con i social?

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Immaginate la rivoluzione d’Ottobre al tempo dei Social. Sarebbe stata più repentina oppure sarebbe stata insabbiata? Avrebbero chiuso l’account twitter di Vladimir Lenin per cercare di salvare il governo del Socialista rivoluzionario Kerenskij ed evitare l’assalto al Palazzo d’Inverno? Ovviamente sto giocando alla similitudine con l’assalto a Capitol Hill . Lenin è rimasto un’icona e mummificato all’interno del Cremlino, mentre Trump è stato rimosso perfino da Mamma ho perso l’aereo 2.

Tempi diversi e violenza diversa anche se la “Democrazia in America” era già stata scritta da Alexis de Tocqueville cento anni prima della Rivoluzione russa, poco dopo l’ultimo assalto a Capitol Hill da parte degli inglesi. La storia si ripete sotto molteplici forme e l’agognata libertà dovuta alla democrazia sapientemente centrifugata nel saggio del Conte francese Tocqueville torna in auge. Il motto “Tutto il potere ai Social” contrasta il Demos Kratos, il potere al popolo greco, e il “Tutto il potere ai Soviet”, delle idi di ottobre del 1917.

“Tutto il potere ai social” è una languida ipocondria del futuro centellinata nella paura della perdita del controllo della società, ma è davvero così?

le elezioni in uganda

La dedica del post Tutto al potere ai Social è per Bobi Wine, il figlio della periferia di Kampala che ha sfidato il generale Museveni alle elezioni presidenziali in Uganda. In questo paese è successo di tutto dagli arresti arbitrari all’interdizione dei social media per evitare che i dieci candidati tra cui Bobi Wine insidiassero Museveni alla ricerca del suo sesto mandato come capo di Stato. Questo paese africano è importantissimo per la tenuta geopolitica di quel pezzo di Africa.

Si trova al centro di una regione tumultuosa e facilmente infiammabile alla prima scintilla. I suoi vicini sono la Repubblica democratica del Congo, il Sud Sudan, il Ruanda e il Kenia.

Tranne quest’ultimo, negli ultimi trent’anni tutti gli altri hanno sperimentato guerre civili, milizie di ogni tipo e il Ruanda perfino un genocidio con Tribunale penale internazionale annesso, per giudicare i crimini contro l’umanità perpetrati.

Le pressioni nei giorni elettorali sono stati tali che ogni possibilità di comunicare con il mondo esterno doveva essere inibita e bloccata. Questi sono alcuni dei tweet inviati da Bobi Wine hai suoi supporter incitandoli a non arrendersi alle intimidazioni. L’hashtag #weAreRemovingaDictactor ha travalicato le frontiere ugandesi lanciando un grido d’allarme che è stato rilanciato dalle maggiori testate del mondo. Museveni, in carica dal 1986, ha solo flebilmente tremato, forte dei suoi pieni poteri. Nei giorni della repressione lui tweettava Jerusalema facendo ballare un suo avatar:

Mentre Bobi Wine e sua moglie erano confinati in casa:

Da notare le impression. La popolarità di Bobi Wine è infinitamente più grande di Museveni. La sua frequenza di rimbalzo, quella che dovrebbe fare la differenza è stata nettamente superiore al suo concorrente. Probabilmente le denunce di brogli e le violenze ai seggi hanno permesso la vittoria di Museveni oppure è una questione di notorietà? Dettaglio differente dalla popolarità!

notorietà e popolarità

Nel “Tutto il potere ai Social” questi due elementi, notorietà e popolarità, sono centrali.

Trump è stato almeno tre volte più popolare di Biden, ma ha perso. Nel caso ugandese più di un giornalista e testata straniera hanno denunciato le angherie e le minacce subite dai candidati e dai loro supporters. Pertanto la popolarità e la notorietà di Bobi Wine e Museveni è stata alterata. Nel contesto americano, Trump, benchè popolarissimo sui social non ha avuto quella ricaduta elettorale che si aspettava quindi la forza trainante del “tutto il potere ai social” non ha avuto le ricadute sperate.

Trump ha perso la sfida della notorietà che, tradotto, ha perso la sfida dei contenuti e dell’autorevolezza.

La domanda rimane: Vladimir Lenin aveva più popolarità o più notorietà?

social media e internet: un equivoco

Recentemente, con l’avanzata impressionante dei Social media users (vedere il grafico), l’utilizzo di internet per una parte dell’opinione pubblica sembra coincidere con l’utilizzo dei Social media.

L’ascesa inarrestabile degli utenti dei social media.

In origine la chiamavano libertà di assemblea, poi libertà di espressione e di opinione e infine il passaggio evolutivo Darwiniano qualcuno vorrebbe vederlo coincidere con i social media incastonati nell’evoluzione tecnica di internet. Tutto questo è un equivoco.

Non c’è dubbio che in una qualche misura i social media hanno sostituito le libertà moderne con gli hashtag e i turbinii di commenti. Il Pianeta Terra resta interconnesso però anche senza di loro. Il cambiamento epocale che spesso ha giocato un ruolo rilevante nei sommovimenti geopolitici è un altro ed è strettamente collegato con l’IO all’interno della rete.

Non a caso,  nei paesi emergenti e in via di sviluppo come Russia, Egitto, Tunisia, Turchia, Messico e Brasile,  navigare sulla rete coincide con avere un proprio IO nei principali Social Media. In questi Paesi la percentuale di internauti che non utilizzano i Social Media è irrisoria. Passiamo dal 9% del Brasile e della Russia al 4% del Messico.

Tale percentuale non è comparabile con quella dei “riflessivi”, ma super collegati tedeschi dove l’80% della popolazione utilizza internet ma “solo” il 34% i Social Network. Il restante 46% naviga su internet, ma non possiede altre identità virtuali.

Da notare la parte oltre l’80%: Le Americhe e l’Asia orientale.

Il reddito spesso non incide sull’utilizzo dei Social media se non per i casi di India e Pakistan oppure dell’Africa centrale dove è situata l’Uganda, in cui il problema maggiore è legato all’accessibilità della rete.

controllo e social media

L’ultimo tassello del tutto il potere ai social non poteva che comprendere una breve discussione sulla Cina. Perché c’è il Pianeta e poi c’é la Cina. Vedete il grafico? La quinta riga è la repubblica popolare cinese. Weixin o WeChat è il motore con cui marcia il gigante asiatico. Zuckerberg, nonostante i milioni di dollari, sbava pensando a Weixin/WeChat

La Cina con Weixin/WeChat è il Pianeta di un’altra galassia.
É riduttivo parlare di social media. Weixin/WeChat è molto di più. Racchiude Facebook e Twitter e poi è un app per fare i pagamenti e per ricevere soldi. Puoi prenotare hotel, ristoranti e taxi. Un programma pilota cinese sta associando a Weixin/WeChat il riconoscimento facciale capace di dare un punteggio alla cittadinanza.
 
Tutto ciò travalicherà il confine dei social media puntando dritto alla logica della sorveglianza “giudicando i buoni e i cattivi” per dirla in senso mistico. Il COVID – 19 ha accelerato il processo operando sulla mappatura dei contagi dove ogni singolo spostamento e situazione sanitaria del paziente veniva monitorata da lì.
 
Il bravo cittadino lo decide weixin/wechat. Lo vede da come butti la spazzatura a come ti muovi all’interno della città.
62 milioni di cinesi si sono visti negare la possibilità di prenotare un biglietto aereo o un treno ad alta velocità a causa del loro scarso credito sociale.
Un’ultima considerazione. Xi Jinping, il presidente cinese, non usa Weixin/WeChat.
 
Tutto il potere ai Social!
 
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Foto copertina: Christofer Ott via unsplash

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.