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Prossima DEgenerazione UE

Un mare di soldi per una classe politica europea modesta, in piena e totale crisi prima dell’apparizione del COVID tanto che non era riuscita a capire Wuhan, una metropoli di 15 milioni di abitanti che veniva praticamente chiusa e blindata mentre nel Vecchio Continente, un mese dopo si festeggiava il Carnevale come se niente fosse. Qual è il futuro che ci aspetta?

I giovani ignorano che il Recovery Found in realtà si chiama “next generation EU” (NGEU). È uno degli elementi del budget dell’Unione Europea; abbiamo il Multiannual Financial Framework (MFF), ricco di 1,1 miliardi di euro per i prossimi 7 anni e poi abbiamo il “Next Generation EU” (NGEU) un fondo di 750 miliardi per un recupero della ricchezza persa a causa del COVID.
Il Consiglio europeo che si è concluso il 21 luglio alle 5 e 30 del mattino dopo cinque giorni di deliberazioni ha suscitato come prima questione se fosse stato il più lungo summit della storia dell’Unione Europea. Qualcuno ha detto che ha battuto il record tenuto da una discussione “mammut” a Nizza fatta nel 2000; Qualcun altro ha invece insinuato che fosse più corto di 25 minuti.
la rottura dei tabu’
Comunque sia è un evento notevole. La maggior parte dei 27 leader nazionale riemergono dall’alba di Bruxelles reclamando di aver compiuto qualcosa di storico. Cementare l’attimo con la parola “decisivo” o con “esaustivo” ha ammorbato la discussione sulla comunicazione al Mondo, ma alla fine si è optato per un più formale “soddisfacente”.
L’accordo rompe due storici tabù: Primariamente i leader europei sono stati favorevoli che la commissione europea agisse in nome e per conto degli Stati membri ricorrendo al debito in una scala senza precedenti. Il NGEU infatti sarà fondato su dei prestiti comuni erogati in sette anni di titoli emessi con una maturazione estesa fino al 2058.
Il secondo tabù abbattuto sono i 390 miliardi dei 750 che saranno distribuiti a fondo perduto e non saranno aggiunti ai debiti dei governi; sarà sostanzialmente un trasferimento fiscale dentro l’UE.
Qualcosa che solamente sei mesi fa non era immaginabile. Gli Stati cosiddetti frugali come Austria Danimarca Olanda e Svezia hanno cercato di tamponare e di fermare questo abbattimento dei tabù. Infatti NGEU rappresenta il 4,7% dell’intero PIL comunitario, uno sforzo collettivo uguale se non meglio degli Stati Uniti.
Di concerto con la Banca centrale europea, gli Stati più ricchi e gli investitori garantiranno la ripresa; la collettivizzazione del debito è quello che più sconcerta i paesi frugali. Per questo hanno voluto una garanzia ben orchestrata.
Ormai non parliamo più di come fare per prendere i soldi perché la questione si è spostata. Ora controllano solo come vengono spesi.
un momento hamiltoniano
Lo chiamano il “freno di emergenza” che sarebbe quel meccanismo che viene messo in atto nell’eventualità in cui i paesi destinatari dei soldi collettivi deviassero il loro percorso dalla missione.
Un momento ”Hamiltoniano” dal celebre presidente americano che nel 1790 assunse nella pancia del governo federale tutto i debiti dei singoli Stati.
230 anni più tardi gli europei emulano la Hamilton America. Questo piano guarda il futuro ed è orientato al futuro nel nome e negli scopi dove il 30% del budget deve essere speso per opere riguardanti il clima e i suoi cambiamenti.
Nel 2058 scadranno i titoli emessi.
La prossima generazione Europea avrà l’onore o l’onere di vedere la scadenza. Gli italiani saranno i due terzi di quelli che sono oggi e l’Europa stessa avrà il 70% della popolazione odierna.
Qual è la prossima generazione europea e come devono essere realmente spesi questi quattrini? I frugali lo sanno? I paesi che sperperano i denari pubblici lo sanno? Come sarà il mondo nel 2058?
Chiamare Recovery Fund fa più figo per una classe politica europea modesta, in piena e totale crisi prima dell’apparizione del COVID tanto che non era riuscita a capire Wuhan, una metropoli di 15 milioni di abitanti che veniva praticamente chiusa e blindata mentre nel Vecchio Continente, un mese dopo si festeggiava il Carnevale come se niente fosse.
I soldi non fanno la felicità e questi giovani lo dovranno tenere a mente soprattutto perché questi soldi li hanno chiamati la “prossima generazione UE” ma non sono destinati a loro perché per destinarli a qualcosa che avverrà tra qualche decennio è necessaria una forma di lungimiranza, ma nessun Frugale, non frugale o nazionalista che sia può al momento averla.
Foto Jim Long Via unsplash

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.