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Perchè Maradona è Argentino? La Politica di un Fenomeno

Maradona rappresenta in tutto la sua nazione. Così tanta ricchezza calcistica che pensava di poterla espandere all’infinito, senza limiti.
Come l’Argentina!

Nella morte come nella vita Diego Armando Maradona ha rappresentato il suo paese: l’Argentina. Il funerale al più famoso calciatore della storia del paese sudamericano, lo scorso 26 novembre, è stato passionale e caotico, un emblema dello spirito nazionale.

Sfidando le stesse regole sanitarie del suo governo, il presidente Alberto Férnandez ha ordinato un funerale di Stato con la bara di Maradona messa nella Casa Rosada, il palazzo presidenziale. Il caos e le enormi file hanno fatto il resto.

Come il presidente, El Diego è stato per tutta la vita un sostenitore del Peronismo, un movimento politico sociale e nazionalista argentino espressione di Juan Domingo Peron che ha governato il paese latino americano nel secondo dopoguerra. La brama di popolarità per associazione con Maradona rispecchia la debolezza di Fernandez.

Il presidente è entrato nel suo ufficio un anno fa, al comando di una non facile coalizione Peronista in cui molto del potere è racchiuso nella sua vice presidente: Cristina Fernandez de Kirchner.

Maradona e Fernandez entrambi Peronisti

Quest’ultima, dalla sinistra argentina, ha guidato il paese dal 2007 al 2015. Il primo lockdown imposto da Fernandez, il presidente, ha impedito una salita dei contagi e ha innalzato il suo gradimento di fronte agli argentini.

Ma è stato solo un perentorio freno. Dopo questo momento iniziale, la pandemia ha colpito duramente portando il paese sudamericano a essere all’interno della top ten degli Stati con più decessi rispetto alla popolazione. L’ovvio risultato è stato che la popolarità è tornata da dove era venuta toccando un minimo storico.

Il suo governo ha poco da mostrare in questo primo anno di vita. Il disordine del funerale di Diego Armando Maradona è lo specchio dell’economia. Il suo principale successo, Fernandez, lo deve alla rinegoziazione di 65 miliardi di dollari di debiti. Una misura da più lati contestata come non necessaria.

Ha provveduto tuttavia ad aiutare la popolazione stampando moneta. Il risultato, scontato, è stato l’aumento dell’inflazione che ha toccato il 37%, poi come capita ormai da decenni è stata temperata.

In un’economia già lanciata nella depressione è arrivato il COVID che ha portato le stime a calcolare un crollo del 12% della ricchezza nazionale a causa della pandemia.

La corsa ai ripari sta fallendo. Il ministro delle finanze Martin Guzman non è riuscito a stabilizzare l’economia e il classico aiuto probabilmente arriverà dal Fondo Monetario Internazionale che dovrebbe elargire un prestito di 44 miliardi di dollari tra aprile e marzo prossimo.

Nel frattempo il peso argentino è in caduta libera. Nel mercato ufficiale ha perso il 25% del suo valore da quando Fernandez è presidente. C’è stato il covid è vero, ma il mix tra pragmatismo e populismo ha solo fatto esplodere il deficit che ha raggiunto l’11% del PIL. Un dato che deraglia le già fragili finanze pubbliche strozzando gli aiuti di Stato alla popolazione in crisi.

Il messaggio che Guzman, ministro delle finanze, e il presidente Fernandez hanno voluto dare in queste ultime settimane è stato: ribalteremo la situazione nel 2021.

Uno delle misure prese è stata la tassa sulla ricchezza del 3,5% per coloro che possiedono più di due milioni di dollari. Un tentativo di redistribuzione che ha fatto scappare le multinazionali come Walmart e numerose aziende di software molto presenti in Argentina.

C’è voluto il funerale del più grande giocatore argentino a fare riapparire Fernandez in pubblico dopo 45 giorni di latitanza: un qualcosa di poco concepibile nel bel mezzo di una pandemia e sintomo di una difficoltà evidente.

All’Argentina, una volta il paese più ricco dell’America Latina, piace vivere seguendo le sue regole, sebbene queste abbiamo generato il suo declino.

Maradona rappresenta in tutto la sua nazione. Così tanta ricchezza calcistica che pensava di poterla espandere all’infinito, senza limiti.

Come l’Argentina!

Fonte: The Economist dicembre

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.