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Il Principe Lazar, Alberto da Giussano e il Ritorno dei Martiri Cristiani Europei

C’è una storia che potrebbe essere ispiratrice della nuova crociata cristiana diffusasi tra le rive del Pò e del Danubio. I fatti che descrivo sono risalenti all’Alto Medioevo, un periodo storico che molti di noi considerano oscuro, ma da cui prende vita l’ideale nazionale di alcuni popoli europei.

C’è una storia che potrebbe essere ispiratrice della nuova crociata cristiana diffusasi tra le rive del Pò e del Danubio. I fatti che descrivo sono risalenti all’Alto Medioevo, un periodo storico che molti di noi considerano oscuro, ma da cui prende vita l’ideale nazionale di alcuni popoli europei. E’ il caso dei serbi il cui seme dell’identità viene interrato proprio alla fine del Trecento.

L’eroe è il Principe cristiano Lazar che sfidò i turchi nella Piana dei Merli nel 1389. La battaglia di Kosovo Polije, così viene tradotto in serbo il terreno dello scontro, si concluse con una sconfitta dove perse la vita anche Lazar; gli antichi monasteri del Kosovo furono saccheggiati e con loro fu travolta la storia del popolo.

Seppur battuti sul campo i serbi preservarono lo spirito e costruirono intorno a questo evento una grande opera di nazionalismo. Il Kosovo rappresentava per i serbi la culla della loro nazione perchè questo principe cristiano serbo perì sotto le armi difendendo non solo la loro identità, ma anche l’Europa e la sua cristianità.

I cruenti scontri fecero desistere la potente armata che solo diversi secoli tentò lo sfondamento nel continente con il grande assedio di Vienna del 1699.

L’opera del martire cristiano ha un significato anche oggi di fronte alle immagini di baci ai crocifissi di leader nostrani o di menzioni d’onore alla difesa della cristianità sulle sponde di Buda e Pest.

Un ritorno tragicomico del sacrificio religioso di fronte all’avanzata del mostro islamico; ora come allora alcuni leader europei procedono a spasso spedito in una crociata identitaria basata sulla religione e i suoi simboli.

I Medioevo è stato un interessante laboratorio che innegabilmente ha sortito degli effetti ideologici anche oggi basti pensare alla disputa tra Pristina e Belgrado sul Kosovo: culla del popolo serbo, ma abitato per la quasi totalità da albanesi.

L’UE vorrebbe che i serbi rinunciassero ad ogni velleità su quei monasteri e sulla propria storia cristiana prima di entrare nella grande famiglia europea. Il Danubio, che passa anche per Belgrado sembra acconsentire a questo passaggio storico lasciando scorrere la storia.

Risalendo la corrente a Budapest invece si rincorre il Medioevo forse perchè non si è studiato abbastanza per apprezzarlo e per consegnarlo definitamente ai libri di storia; il compagno medioevale migliore che poteva capitare è il leader padano e il suo simbolo medievale di Alberto da Giussano, il prode lombardo che, secondo la leggenda, sfidò Barbarossa. Anche il padano capo leghista rievoca i suoi fasti attraverso il bacio al crocifisso mentre l’Europa contemporanea guarda impietrita questa rievocazione storico – medievale in stile delirante. 

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.