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Genova, Venezia e l’abbandono dell’Idea di Progresso

Dal primo governo Craxi fino ad arrivare a Conte, Di Maio, Salvini passando per Renzi, l’Italia ha smarrito la strada maestra del Progresso ossia di quel meccanismo virtuoso che permette alla classe politica di legiferare al passo con i tempi producendo sviluppo.

E’ più facile immaginare la fine del Mondo piuttosto che la fine del Capitalismo. Slavoj Z˘iz˘ek Foto: slate.com

L’idea di progresso veniva sempre ricongiunta con l’eguaglianza sostanziale e su quel “rimuovere gli ostacoli che di fatto limitavano il pieno sviluppo della persona”.

Una vera e propria dottrina economica ideata dall’economista britannico John Maynard Keynes veniva percepita come lo strumento principe per mantenere la società in linea con lo sviluppo sociale. Per ottemperare ai deficit del mercato, la spesa pubblica sotto forma di intervento dello Stato nell’economia veniva introdotta per affiancare i consumi e gli investimenti.

C+I+G la celebre formula per determinare il reddito nazionale dei paesi a economia mista.

In Italia, il meccanismo si è inceppato quando ha fatto irruzione in maniera prepotente la spesa corrente come mezzo di acquisizione del consenso. La spesa corrente è principalmente destinata per i salari, gli stipendi, le pensioni e i sussidi di qualsiasi tipo. La classe dirigente dello Stato, da Craxi in poi, ha governato utilizzando questo tipo di politica economica.

All’antitesi della spesa corrente c’è la spesa consolidata ossia tutto ciò che concerne gli investimenti immobilizzati. Le infrastrutture prima del 1983 occupavano un ruolo centrale nella politica del governo. Keynes sosteneva che solo la spesa consolidata era necessaria affinchè la mano visibile del Capitalismo di Stato rendesse utile il suo intervento nell’economia.

 

La sola spesa corrente non abbinata alla consolidata per l’economista britannico non crea sviluppo, ma assistenzialismo e stagnazione economica. Il vero propulsore è la spesa consolidata.

Un pò di numeri della situazione possono essere comparati con la giovane democrazia spagnola che dal 1983 ad oggi ha creato 6.000 km di autostrade mentre l’Italia solamente 60.

La spesa corrente si è letteralmente “mangiato” gran parte del bilancio dello Stato tanto che i vari governi ed enti locali hanno dovuto privatizzare velocemente quello che rimaneva del prodotto della spesa consolidata di almeno un secolo.

La recente campagna elettorale non ha invertito questo trend e le varie proposte, dal reddito di cittadinanza all’abolizione della legge Fornero, non hanno fatto che sancire la predominanza della spesa corrente sull’Idea di progresso legata alla spesa consolidata. La finanziaria del 2019 non invertirà la tendenza.

La tragedia di Genova è collegata a questa politica dettata dalla ricerca del consenso legato alla promessa di sussidi, pensioni o posti di lavoro. Farci credere che la roulette russa dei ponti sia opera di tangenti o favoritismi è veramente offensivo.

I due metri d’acqua su mezza Venezia sono dovuti all’incuria politica e all’obsolescenza del Mose, una grande opera pubblica che, dopo la spartizione delle tangenti, rappresenta la decadenza del sistema del consenso di massa immediata, senza lungimiranza.

Il crollo del ponte Morandi di Genova e la sommersione di Venezia sono figli dell’abbandono dell’Idea di Progresso ossia di quel meccanismo virtuoso che crea sviluppo utilizzando la spesa consolidata. Tutti sono corresponsabili da Craxi in avanti, compreso il governo odierno.

Di Gianluca Pocceschi

scrittore, ricercatore indipendente e analista geopolitico. Nasce a Grosseto nel 1981. Negli anni accademici esplora l’Europa dalla Faculté des Lettres, Langues et Sciences Humaines di Angers. Si laurea in Relazioni Internazionali all’Università di Perugia e dopo studi sulla dissoluzione dell’ex Jugoslavia vola all’Ambasciata d’Italia a Belgrado.
Nei Balcani inizia a scrivere e dopo collaborazioni con testate online fonda geuropa.it
Frontiere senza nazioni è il suo esordio letterario.